Le opere della Collezione Invernizzi
Il M.A.C.I. - Museo d’Arte Contemporanea di Imperia custodisce la Collezione dell’Architetto Lino Invernizzi, una raccolta di opere emblematiche per la ricerca del panorama artistico del Novecento.
Donata nel 2002 dalla vedova dell'architetto, Maria Teresa Dané, la Collezione entrò a far parte dell'allestimento di Villa Faravelli a partire dal 2016. Il padre, Angelo Invernizzi, fu collaboratore di Marcello Piacentini ed esponente della corrente architettonica razionalista degli anni Trenta del Novecento.
Quella custodita al M.A.C.I. di Imperia è considerata una delle più importanti collezioni di arte astratto-geometrica a livello nazionale.
Dall’astrazione al concretismo: un percorso attraverso le opere della Collezione Invernizzi
Il Museo d’Arte Contemporanea non offre solo un’esperienza di visita, ma predispone un viaggio nella ricerca artistica internazionale del XX secolo. L’allestimento percorre le tracce del passaggio dall’arte figurativa all’arte astratta, giungendo a quella concreta. Alla base concettuale delle opere esposte esiste un processo intellettuale astraente, dove gli artisti “traggono fuori” (dal latino ab-strahere), escono dalla rappresentazione realistica dell’oggetto. A introdurre il percorso di visita troviamo le opere di Robert e Sonia Delaunay, insieme a Franz Kupka, seguite dalle litografie di Michel Seuphor: l’arte astratta diventa concreta.
Segno, gesto e spazio
Al fulcro dell’intera Collezione, la sala centrale approfondisce l’evoluzione artistica dalla pittura astratta a quella concreta, dove l’astrazione coinvolge anche il supporto. Lucio Fontana, Enrico Castellani e Piero Dorazio sfondano la parete della materia, intervenendo su un campo caratterizzato da libertà di azione e gestualità, di luce, ombre e colori. La tecnica del “taglio” di Fontana ci trasporta nella metafisica, rendendo tridimensionale una tela, aprendo uno spazio di riflessione sull’infinità dello spazio e del tempo.
Tra figurazione e astrattismo: nature morte, paesaggi, figura umana
I concetti di astrazione e di figurativo non sono realtà antitetiche come si potrebbe pensare; per questo motivo, in questa sala vengono richiamati i generi tradizionali della pittura e della scultura, quali figure umane, nature morte e paesaggi. Se Ennio Morlotti dà avvio a un processo di astrazione lirica, Renato Birolli lo raggiunge tramite il colore. Dal punto di vista della scultura, Marino Marini e Vittorio Tavernari attuano una riduzione della forma umana e animale come elemento spaziale. Il secondo filone di ricerca è quello antidescrittivo, derivante dall’Impressionismo e dalle influenze di Cézanne, incarnato in questo caso da Massimo Campigli e Miguel Berrocal.
Tra astrattismo e concretismo in Italia
I pittori legati alla galleria milanese Il Milione, come Alberto Magnelli, Manlio Rho, Mauro Reggiani, Atanasio Soldati e Mario Radice vengono qui posti in dialogo nell’ambito del rapporto tra l’arte astratta e quella concreta nel panorama italiano. Importante sottolineare che il padre di Lino Invernizzi, Angelo, era un noto ingegnere nel campo dell’architettura razionalista degli anni Trenta, pertanto una conoscenza diretta dell’ambiente milanese da parte del collezionista non è da escludere. Fu il critico Carlo Belli a gettare le basi dell’arte concreta in Italia: l’opera d’arte è pura rivelazione della realtà oggettiva.
Tra astrazione e concretismo in Europa
L’arte geometrico-astratta e concreta del secondo Dopoguerra prosegue in questa sala, che riunisce artisti fondamentali per comprendere lo sviluppo del percorso tracciato dai padri dell’astrattismo e del concretismo. Jean Dewasne, Ernst Wilhelm Nay e Arturo Bonfanti dialogano con Max Bill, Josef Albers, Victor Vasarely, Aurélie Nemours, Serge Poliakoff e Camille Graeser. Se i primi sembrano mantenere un legame con la realtà, gli altri si distinguono per la creazione di opere considerate pioniere del concretismo, fino a raggiungere esperienze neoconcretiste.
Tra seconda e terza dimensione
In questo allestimento, la seconda dimensione è esplorata attraverso differenti modalità: la monocromia, la geometria del supporto, la progettazione di mondi immaginari e l’interazione con la terza dimensione. Seguendo le ricerche di Fontana, Dorazio, Castellani, Manzoni e Albers, oltre ai cromatismi degli espressionisti astratti, analizziamo la monocromia di Gerhard Richter e Rocco Borella, così come la geometria di Claudio Verna, la progettazione di Claudio D’Angelo e la tridimensionalità di Jan Schoonhoven e Joaquín Rubio Camín.
Nangeroni e le ricerche ottico-percettive
L’ultima sala è prevalentemente dedicata a un solo artista, cardine delle ricerche ottico-percettive sviluppatesi in Italia e in Europa tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento: Carlo Nangeroni. Partite dalle indagini del neoconcretismo, a dialogo con le opere di Enzo Mari e Alberto Biasi, condividono l’interesse per la sperimentazione sulla percezione di spazio e di movimento. Le opere giocano sugli effetti ottici e sul movimento virtuale delle forme, rendendo l’esperienza di visita coinvolgente sia fisicamente che percettivamente per il pubblico.